Internet addiction e dipendenza affettiva

Le-fantastiche-foto-surreali-di-Erik-Johansson-Gallery-11Da un punto di vista clinico, nelle stanze d’analisi è possibile osservare come le situazioni di internet addiction più a rischio siano quelle che si configurano dopo le separazioni, in particolar modo quando un matrimonio o un fidanzamento si rompe. Accade spesso che uno dei due ex (quasi sempre chi è stato lasciato) inizi a spiare in modo compulsivo la vita dell’altro, cercando di capire se è felice, se ha nuove amicizie, nuovi amori, nuove passioni. Facebook in queste situazioni non fa altro che esaltare un voyeurismo dai tratti malsani, che certo non aiuta a creare altri legami o ad accettare il fallimento, in una dinamica psichica per cui il dolore si somma al dolore. Potendo spiare l’altro, inoltre, è come se si restasse legati alla relazione precedente in una sorta di dipendenza “senza sostanza”. La prima strategia per uscire dalla dipendenza è riconoscerla. Ed è difficile, visto che la patologia si cela dietro comportamenti assolutamente normali, quantomeno non deviati e socialmente accettati. Nel mondo virtuale, il sentimento d’“amore” diventa “claustrofobico” senza che l’utente se ne accorga e solo la “disintossicazione”, quando avviene, passa attraverso una riappropriazione della vita reale.

Facebook o Instagram, insomma, hanno complicato le relazioni di coppia più di quanto queste già di per sé, “fisiologicamente”, lo siano, in una spirale di proiezioni che si avvita su se stessa e da cui è difficile uscire senza farsi troppo male.

 

Psicologo, Psicoterapeuta

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