“Ticking away the moments that make up a dull day/
Fritter and waste the hours in an offhand way/
Kicking around on a piece of ground in your home town/
Waiting for someone or something to show you the way.”
(Pink Floyd, Time)
E’ dato che le teorie psicoanalitiche, direttamente o indirettamente, si sono occupate del tempo, come concetto e come “oggetto” clinico.
In questo vasto lago teorico, dove confluisco differenti impostazioni, scelgo di evidenziare il pensiero di Daniel Stern, un autore brillante e per molti aspetti originale, che ha saputo “criticare” saggiamente l’ortodossia classica, con l’intento di stimolare una riflessione sulla necessità di aprire l’impostazione freudiana alle risultanze cliniche sperimentali, alla neuroscienza e alla dimensione interpersonale dell’esperienza umana.
Tra i derivati metapsicologici del corpus teorico centrale elaborato da Stern (1985), della prospettiva intersoggettiva e interpersonale da cui emerge la più conosciuta sistematizzazione del senso del Sé, assumono particolare rilievo i concetti di implicitoe momento presente.
L’implicito, così come viene interpretato nel paradigma interpersonale, si pone come costrutto psichico che fa riferimento ad una dimensione non-verbale, concreta e non-simbolica, in contrapposizione dinamica con ciò che si definisce come esplicito, cioè dichiarativo, verbale, simbolico.
Nell’ipotesi teorica di Stern, i dati sperimentali relativi all’Infant Researchindirizzano chiaramente verso un modello psicodinamico della mente in cui le primarie conoscenze implicite non possono essere limitatamente circoscritte a una semplice attività procedurale.
L’implicito psichico, sin dai primi mesi di vita, appare come una dimensione della mente altamente complessa, arricchita dal senso emergente del Sée dalle esperienze di emozioni, aspettative e pensieri.
Se una prospettiva di tale tipo sottolinea, da un lato, le capacità intersoggettive dell’individuo sin dai primissimi anni di vita e, dall’altro, la necessità di modulare la tecnica psicoterapeutica rispetto alla complessità dei significati di tutto ciò che è riattualizzato come implicito, la metapsicologia del qui ed oraindividuata da Stern ha l’obiettivo di ampliare il significato del momento presentein psicoterapia come spazio “privilegiato” di relazione empatica e potenziale cambiamento.
A partire da un’analisi complessa della polisemia che caratterizza il concetto di tempo, nei suoi aspetti fenomenologici e nelle sue implicazioni psicodinamiche, Stern dà il senso di come, soprattutto all’interno di una dimensione di intervento clinico, il momento presente(now moment) giustifichi il senso della necessità di intendere la psicoterapia attraverso un approccio teorico/tecnico “bi-personale”.
Il momento presente, in altri termini, si presenta come fenomenologia dell’“ora”, che include percezioni, sensazioni, emozioni, ricordi, sogni, fantasie, aspettative, tutto quanto occupa la scena mentale, e risuona con l’idea di temporalità come processo.
Stern sostiene che: “in primo luogo noi siamo vivi e coscienti, da un punto di vista soggettivo, solo ‘ora’. ‘Ora’ è il momento in cui viviamo la nostra vita così com’è; tutto il resto è composto, per così dire, da esperienze di seconda o terza mano. Il solo momento di autentica realtà soggettiva, di esperienza fenomenica, è il momento presente” (Il momento presente in psicoterapia e nella vita quotidiana,Cortina, Milano, 2005).
Ragion per cui, il “qui e ora” nel processo terapeutico assume un elevato potere trasformativo, perché è in questo spazio e in questo tempo che è possibile il contatto di mutua consapevolezza tra la mente del paziente e quella del terapeuta, in un momento in tutto e per tutto “intersoggettivo”.
È nel campo terapeutico, in altri termini, che è possibile dare forma temporale all’esperienza. Questa forma di apprendimento “bioniano” assume una qualità trasformativa tanto nella dimensione duale che in quella gruppale. Se tuttavia è più facile esprimere attraverso il tempo lineare, ossia cronologico (kronos), le storie di vita, perché siamo abituati a organizzare le nostre narrazioni seguendo un “prima”, un “dopo” e un “durante”, meno agevole risulta invece il modo di rappresentare attraverso un tempo soggettivo le esperienze che viviamo “ora”. L’“ora” è una parte del tempo e allo stesso modo lo genera, assumendo una qualità prettamente soggettiva che consente tuttavia di connettere i molti eventi in sequenza che si verificano durante un momento presente, e di aderire quindi ai compiti più oggettivi definiti in parte dal principio di adattamento alla realtà.
La fenomenologia dell’ “ora” è quindi inevitabilmente riferibile al “kairos” piuttosto che al “kronos”. Quali sono le caratteristiche che marcano la distinzione tra il kronose il kairos?
Kronosè la visione oggettiva del tempo, usata non solo in ambito scientifico ma anche in psicologia. Scrive Stern: “nel mondo del Kronos, l’istante presente è un punto che si muove nel tempo in un’unica direzione, nel futuro. Procede in linea retta, in circolo o a spirale, ma in ogni caso si muove incessantemente. E mentre avanza, divora il futuro e lascia dietro di sé il passato. Ma l’istante presente in sé è estremamente breve: una quantità quasi infinitesimale di tempo durante la quale assai poco può accadere prima che diventi immediatamente passato. In tal senso non esiste alcun presente” (ibidem). La differenza tra Kronose Kairosè marcata sin dalla mitologia che ne fonda l’immagine “archetipica”.
Nel mito greco di Kronosvengono dipinti scenari “familiari” abbastanza cruenti, in cui emergono ancestrali pulsioni “cannibaliche” e in cui non c’è vita senza Thanatos.Nella Teogoniadi Esiodo, ai vv. 133-138, viene narrato che Gea(“Terra”), unendosi a Urano(“Cielo stellante”), genera i Titani: Oceano, Coio, Creio, Iperione, Iapeto, Theia, Rea, Themis,Mnemosyne, Phoibe, Tethyse Kronos. Dopo i Titani, l’unione tra Geae Uranogenera i tre Ciclopi (Brontes, Steropese Arges) e i Centimani(Cotto, Briareoe Gige), esseri dalla forza terribile.Urano, tuttavia, impedisce che i figli da lui generati con Gea, i dodici Titani, i tre Ciclopie i tre Centimani, possano sopravvivere. La ragione di questo rifiuto risiederebbe, secondo alcuni autori, nella loro “mostruosità”. Geacostruisce quindi una falce dentata e poi invita i figli a disfarsi del padre che li costringe nel suo ventre. Solo l’ultimo dei Titani, Kronos, risponde all’appello della madre: appena Uranosi stende nuovamente su Gaia, Kronos, nascosto,lo evira.Da questo momento inizia il dominio di Kronosil quale, unendosi a Rea, genera: Istie,Demetra,Era,Ade ePoseidone; tutti questi figli vengono divorati daKronosin quanto, avvertito dai genitori Geae Uranoche uno di questi lo avrebbe spodestato, non vuole cedere il potere regale. Questo stato di cose procura grande sconforto a Rea, la quale, incinta dell’ultimo figlio avuto da Kronos, Zeus, e consigliatasi con gli stessi genitori, decide di partorire di nascosto a Lycto, consegnando a Kronosuna pietra che questi divora pensando fosse il proprio ultimo figlio. Zeus (che diventerà il sovrano degli dei greci) cresce in forza e intelligenza e infine sconfigge il padre Kronosfacendogli vomitaregli altri figli che aveva divorato.
Come divinità, Kairosera invece semisconosciuto, mentre Kronosera considerato la divinità del tempo per eccellenza, supremo, che va al di là degli essere umani e del loro libero arbitrio.
A Traù (l’antica Tragurium romana), in Croazia, nel convento delle suore benedettine, c’era uno straordinario bassorilievo che rappresentava il Kairosdal III secolo a.C., in cui vi era raffigurato un giovane nudo, che correva. Il bassorilievo ora si trova al Museo Municipale di Traù. Secondo i greci antichi, Kairosera il dio del “momento passeggero” (una divinità semi-sconosciuta), di “un’opportunità favorevole che opponeva il fato all’uomo”. Il momento deve essere afferrato (dal ciuffo di capelli sulla fronte della figura fuggente); altrimenti il momento è andato e non può essere ri-catturato (ciò è indicato dalla parte posteriore della testa che è calva). Il modello di Kairosraffigurato nel bassorilievo di Traù deriva probabilmente da una statua di bronzo del famoso scultore greco Lisippo, su cui è iscritto un epigramma del poeta Posidippo: “Chi era lo scultore e da dove veniva? Da Sikyon. Come si chiamava? Lisippo. E chi sei tu? Il Tempo che controlla tutte le cose. Perché ti mantieni sulla punta dei piedi? Io corro sempre. E perché hai un paio di ali sui tuoi piedi? Io volo con il vento. E perché hai un rasoio nella mano destra? Come segno per gli uomini che sono più pungente di qualsiasi bordo pungente. E perché hai dei capelli davanti al viso? Per colui che mi incontra per prendermi per il ciuffo. E perché, in nome del cielo, hai la parte posteriore della testa calva? Perché nessuno che una volta ha corso sui miei piedi alati lo faccia ora, benché si auguri che accada, mi afferra da dietro. Perché l’artista ti ha forgiato? Per amor tuo, sconosciuto, e mi mise su nel portico come insegnamento”.
Questa statua divenne il modello originale per le varie rappresentazioni di Kairosfatte anche nei tempi antichi e nel medioevo. L’immagine dei capelli che erano appesi sulla fronte e della nuca calva era associata in tempi romani alla dea Fortuna, la personificazione della buona e della cattiva sorte.
Il tema del Kairos/Fortunaera sentito come estremamente importante durante il medioevo. Uno dei più celebri inni allaFortunaè quello contenuto nella raccolta dei Carmina Burana. Questi i famosi versi che descrivono il Kairos: “Verum est quod legitur, fronte capillata, sed plerumque sequitur occasio calvata”, ossia, “è vero ciò che si sente dire, la fortuna ha la fronte chiomata ma, quando passa, è calva”. Si tratta di una chiara allusione al fatto che, nel momento in cui la Fortunapropizia si avvicina, essa può essere afferrata per i capelli che ha davanti (sulla fronte) ma, nel momento in cui si allontana, espone la sua nuca calva affinché non la si possa trattenere.
Un concetto simile al Kairosè quello che si trova nel famoso motto “carpe diem” e una sorta di ricorso nell’idea è collegato con il tema della Ruota della Fortunache gira in continuazione; infatti, la parola greca usata da Posidippo per descrivere il Kairos(nel verso “io corro sempre”) è “aeì trochào” che alla lettera significa “io giro sempre”, stesso verbo usato dal poeta e astronomo Arato di Soli (Phaenomena) per indicare il moto eterno delle sfere celesti. Non è un caso poi che nella Carmina Burana 17la Fortunaè associata a una ruota che gira sempre (Tibullo per esempio descrive la Fortunacon una ruota: “Versatur celeri Fors levis orbe rotae”).
Kairos, traducibile con “tempo cairologico”, è una parola che nell’antica Grecia significava “momento giusto o opportuno” o “momento supremo”, “un tempo nel mezzo”, un momento di un periodo di tempo indeterminato nel quale “qualcosa” di speciale accade. Ciò che è la cosa speciale dipende da chi usa la parola. Chi usa la parola definisce la cosa, l’essere della cosa. Chi definisce la cosa speciale definisce l’essere-speciale della cosa. È quindi proprio la parola, la parola stessa, quella che definisce l’essere speciale. Mentre kronosè quantitativo, kairosha una natura qualitativa. Il tempo del kairosè spesso percepito come un periodo di crisi. I caratteri cinesi per “crisi” sono spesso una combinazione di caratteri per “pericolo” e “opportunità”, sebbene questo non sia del tutto vero. A tal fine, si ha una possibilità di partecipare ad una nuova creazione. Si ha la scelta tra il pericolo e l’opportunità, una possibilità di costruire qualcosa di nuovo da qualcosa di vecchio. Il tempo kairoscolma lo strappo con “il vecchio modo” creando un “nuovo modo”.
Caratteristiche del momento presente in psicoterapia e nella vita quotidiana
Tanto nella vita quotidiana quanto nelle situazioni cliniche, ciascun “momento presente” implica un piccolo “kairos”, che rappresenta il frameesistenziale in cui accade qualcosa mentre il tempo del kronosscorre, nel senso che sono in gioco decisioni di vita minori e un breve tratto del proprio destino.
Il “kairos” è delimitato da propri confini e trascende il corso del tempo lineare, pur contenente un passato. È una parentesi in tutto e per tutto soggettiva che trascende il “cronos”, un attimo in cui l’azione che si sceglie di intraprendere modificherà il destino, una piccola finestra sul divenire della possibilità.
In tal senso, su un piano prettamente clinico, Stern sottolinea che il momento presente risulta rilevante in base a specifiche caratteristiche(ibidem):
- La consapevolezza(o una qualche forma di coscienza) è condizione necessaria di un momento presente, che è l’esperienza vissuta di ciò che accade durante un frammento ininterrotto di coscienza.
- Il momento presente non è il resoconto verbale di un’esperienza, ma è l’esperienza così come è originariamente vissuta e rappresenta il materiale grezzo oggetto poi della verbalizzazione.
- L’esperienza del momento presente consiste in tutto ciò che è consapevole mentre il momento viene vissuto, secondo una prospettiva fenomenologica.
- I momenti presenti sono di breve durata, approssimativamente calcolabile in alcuni secondi.
- Il momento presente assolve una funzione psicologica, formandosi intorno ad eventi che irrompono nell’ordinario o violano le aspettative e richiedono, quindi, l’esecuzione di un atto mentale (o fisico). In altri termini, il momento presente contiene l’intenzione implicita di assimilare o accomodare la novità o risolvere il problema, verso uno scopo rivelato ma sempre più sottinteso, parallelo al dispiegarsi del trascorrere del tempo.
- I momenti presenti sono eventi olistici, ossia una gestalt che organizza sequenze o insiemi di unità percettive più piccole, non focalizzate nella coscienza, in unità sovraordinate. Da questa prospettiva possiamo scindere l’esperienza nelle sue diverse componenti: affetti, pensieri, sequenze di azioni, percezioni e sensazioni. L’esperienza in prima persona non è disgiunta allo stesso modo, ma è vissuta come un tutto.
- I momenti presenti sono fenomeni temporali dinamici, riferibili all’esperienza vissuta e agli affetti vitali che la caratterizzano e che in essa si dispiegano in aumento, in attenuazione, in modo instabile, esitante, energico e così via.
- Il momenti presente, nel suoi svolgersi, è in parte imprevedibile, perché spesso legato a condizioni irripetibili di tempo, luogo, spazio, esperienze passate.
- Il momento presente implica un certo senso di Sé.
- Non tutti i momenti presenti possiedono la stessa importanza.