Amori e altre catastrofi nella psicologia e nella psicopatologia della vita quotidiana (parte prima)
Un sentimentale è semplicemente uno che vuol godere il lusso di un’emozione senza pagare. (Oscar Wilde) Prima o poi in
Un sentimentale è semplicemente uno che vuol godere il lusso di un’emozione senza pagare. (Oscar Wilde) Prima o poi in
L’adolescenza è il lievito madre della crisi di identità, che non è uguale per tutti gli individui: il conflitto
Freud intendeva le tappe dello sviluppo psichico in senso topologico, epigenetico [1] e pulsionale, attraverso i famosi passaggi per “fase”:
La paura è un’emozione provata in tutto il regno animale, e la sua funzione si esplica nel favorire la sopravvivenza
Epitetto scriveva che nessun individuo può considerarsi libero se non è padrone di se stesso. In un certo qual senso,
Lo psicoanalista americano Erik Erikson (1902-1994) ebbe il merito di elaborare una teoria psicosociale dello sviluppo che integra, in modo armonico, i presupposti del modello freudiano con i principi sociologici che fanno riferimento ai concetti di “mondo esterno” e di “realtà esterna” (De Blasi, 2009). Parallelamente a questo pregio, la teoria di Erikson sovradetermina l’importanza di un’impostazione evolutiva costruita contemporaneamente sull’analisi del livello “normale” e del livello “patologico” di sviluppo psichico. Il tipo di preadattamento del neonato umano, meglio definito dall’attitudine a superare le crisi psicosociali attraverso diverse fasi epigenetiche, richiede, oltre a un “ambiente fondamentale” (quale può essere la diade madre/bambino nella dimensione del maternage), anche una serie di ambienti “sociali” più o meno “prevedibili” (famiglia allargata, gruppo dei pari, amici ecc.) L’ambiente deve permettere e salvaguardare: “[…] una serie di sviluppi più o meno discontinui, eppure culturalmente e psicologicamente coerenti, ognuno dei quali si estenda lungo tutto il raggio dei compiti vitali in espansione” (E.Erikson cit.in R.Friedman,