La teoria del campo di Kurt Lewin
L’intera opera di Kurt Lewin è centrata sul concetto di campo, a partire dal quale è sviluppato un orientamento teorico
L’intera opera di Kurt Lewin è centrata sul concetto di campo, a partire dal quale è sviluppato un orientamento teorico
In un appassionato seminario tenuto a Firenze nell’aprile del 2013, il filosofo e psicoanalista francese René Kaës ha esplorato
read more I problemi della psicoterapia nell’era ipermoderna
Il modello dei gruppi esperienziali si inserisce in una tradizione più che decennale. Dalla fine della seconda guerra mondiale, si
read more Il gruppo esperienziale: caratteristiche, funzioni, fattori terapeutici
Teoria e tecnica dei Gruppi Balint Quando un medico prescrive un farmaco, prescrive se stesso. (Michael Balint) Vi sono due
L’atto del sognare ha una duplice funzione: la prima, individuale, che ha lo scopo di trasformare la persona nella
Il contributo di Freud allo studio dei gruppi Dall’accezione teorica di Claudio Neri, possiamo segnalare come le idee più importanti per un approccio psicoanalitico al gruppo siano state elaborate in un arco di tempo di circa cinquant’anni, quello che intercorre tra Totem e Tabù (1912/1913) di S. Freud ed Esperienze nei gruppi (1961) di W. R. Bion. Durante questo periodo ci furono molti cambiamenti nel modo di concepire il gruppo: tra il “gruppo-massa” di cui aveva parlato Freud e quello di cui si interessò Bion vi sono numerose e significative differenze (Neri, Gruppo, 1998). Lo studio che Freud intese operare sulle dinamiche dei gruppi, quindi, pur non rientrando in modo specifico nell’ambito della teoria e delle tecniche che caratterizzano le metodologie gruppoanalitiche (come al contrario accade per la metodologia inaugurata da W.Bion) dimostrano indiscutibilmente un alto valore metapsicologico e speculativo. In primo luogo, il saggio “Psicologia delle masse e analisi dell’Io”, opera in cui Freud si propose di dare risposta
Che cosa è un gruppo? Ci sembra necessario premettere una riflessione, il più possibile sintetica e coerente, che aiuti a definire cosa sia un “gruppo”. Consapevoli dei rischi che occorrono in ogni tentativo di sintesi, in primo luogo è ovvio affermare che il “gruppo” può essere studiato attraverso diversi orientamenti di ricerca, sostanzialmente compatibili tra loro. Nell’ambito psicologico la scelta di fornire una definizione coerente e condivisibile di “gruppo” espone sempre a due tipi di rischi concettuali, allo stesso tempo uguali e opposti. Se si opta per una definizione complessa della fenomenologia e della natura della gruppalità, il pericolo è quello di creare confusione tra i diversi livelli interpretativi che rispondono alla diversità delle discipline scientifiche – sociologia, antropologia, filosofia, psicologia – e che danno visioni e comprensioni dell’oggetto in esame spesso apparentemente inconciliabili. In un secondo caso, quando si cerca di fornire invece una “definizione operativa” e quindi “satura” del concetto di “gruppo”, l’inevitabile errore potrebbe essere quello di
“Ci sono due tipi di conoscenza: conosciamo una cosa per esperienza diretta, o sappiamo dove trovare informazioni a proposito.” (Samuel Johnson, da J.Boswell, Vita di Samuel Johnson) “E’ importante non solo l’idea dello “sviluppo” al posto di quella di “essere dotati per istinto”, ma anche la coscienza del valore di un approccio razionale o scientifico al problema. Così pure, come corollario indispensabile all’idea dello sviluppo, il gruppo (o il singolo) accetta la validità dell’apprendimento dall’esperienza.” (Wilfred Bion, Apprendere dall’esperienza, 1962) **** Qual è la “valenza” dei fattori gruppali che caratterizzano la formazione in psicoterapia? E’ pienamente esplicativo considerare il gruppo di formazione sulla base del classico modello lewiniano (T-Group), oppure è necessario far si che su questa valida prospettiva converga un’impostazione psicodinamica “più profonda”, che, ad esempio, faccia riferimento alla tradizione specificamente bioniana? E’ lecito ritenere che la relazione empatica nei gruppi di formazione possa essere considerata una “estensione multipersonale” dell’ “alleanza terapeutica”? Il primo problema può essere investigato